ZetaTalk: Morte per fame
In molte parti del mondo, la dieta si limita a
ciò che la Comunità può coltivarsi da sè, o raccogliere, o uccidere nelle
foreste o nei pascoli. Ci possono essere bacche d’estate, ma non d'inverno, verdura
fresca d’estate, durante la stagione, ma soltanto radici secche in inverno, per
lo più cibi disidratati per la conservazione. La carne può arrivare soltanto
occasionalmente, dopo una caccia riuscita ed è causa di celebrazione. Dove la
Comunità è vicina a luoghi di pesca, ai fiumi o ai laghi o forse alle spiagge,
una dieta costante a base di pesce può essere comunque possibile. L'uomo
moderno si è abituato al supermercato, in cui i prodotti freschi intorno al
mondo si trovano in abbondanza. Se non freschi, si aspetta quantomeno di
trovare alimenti surgelati in gran varietà, o secchi, di modo che la sua dieta
ha luogo senza stagioni e può spaziare nel mondo. Annoiato dall’aver
semplicemente abolito le stagioni, l'uomo moderno sperimenta inoltre ricette da
culture differenti - messicane, cinesi, italiane, indiane. Che cosa avrà da
MANGIARE allora l'uomo moderno dopo lo slittamento dei poli, quando i
supermercati saranno saccheggiati e nessuna distribuzione di cibo possibile?
Affronteremo questo tema a seconda del tipo di popolazione, poichè i risultati
variano:
- La gente
di città, che ha perso l’esperienza o non l’ha mai avuta riguardo
l’orticoltura, l’allevamento di animali o la pesca, avranno lo shock
maggiore. In primo luogo, rimarrà isolata in città a causa della
distruzione tutto intorno a loro, e non sarà facile viaggiare per
raggiungere le campagne. In secondo luogo, il cibo si esaurirà presto in
città, considerata l’alta densità di popolazione delle città dove i
superstiti affamati lotteranno fra di loro per il cibo. La maggior parte
morirà di fame, diventando più debole ed ammalandosi fino a morire. Anche
coloro che si daranno al cannibalismo moriranno presto, semplicemente
perché anche questa fonte di cibo si esaurirà in breve tempo. Produrre cibo
nelle città non è quindi un argomento da discutere, dato che una tale
attività non esisterà affatto.
- La gente
dei sobborghi, che dispone di terreni attorno e magari è vicina alla
campagna, all’inizio esaurirà le riserve personali, i mercati locali
alimentari e poi comincerà a vagare nella campagne. Gli animali domestici
saranno uccisi ed arrostiti e quel grasso un tempo così tanto disprezzato
sarà usato per mantenere il corpo caldo per molti mesi. Prima o poi, le
famiglie suburbane dovranno imparare a procurarsi il cibo, a guardare
sotto i ceppi di legno per cercare insetti e vermi o tentare di pescare in
ruscelli e fiumi. Si possono catturare piccoli mammiferi come i ratti, che
mangiano di tutto, e che i ragazzi stessi possono andare a cacciare,
evitando magari il rischio di mangiarli crudi se sfuggono al controllo dei
genitori. I vermi di terra possono essere alimentati di acque con
escrementi e materiale in decomposizione, ma poichè non vi sarà una grande
produzione, non sarà sufficiente a sfamare una Comunità solo in base ai
propri escrementi. Nei sobborghi, insomma, sopravvivere o produrre cibo,
consisterà quasi sempre in un’attività di ricerca del cibo stesso.
- La gente
che vive nei paesi di campagna, che coltiva la terra, o ha una conoscenza
delle pratiche di giardinaggio e di caccia, prenderà una linea diversa sin
dall'inizio. I contadini presto vedranno i propri animali dimagrire,
vacillare per la fame e ne macelleranno una parte per ridurne il numero.
Col tempo, si accorgeranno che certi animali sono più utili di altri. I polli ad
esempio mangiano gli insetti, si cercano da soli il cibo e vengono a casa
a fare le uova se viene dato loro un trespolo sicuro e riservato. Le
anatre mangiano similarmente tutte le creature intorno agli stagni, che
saranno numerose per la continua pioggia e non richiedono un trespolo
asciutto. Le capre, che mangiano qualsiasi cosa ed i maiali che scavano
nella terra per trovare qualunque cosa di commestibile, possono essere
allevati entro i limiti che il territorio circostante può sostenere. Una
parte della vegetazione lotterà per sopravvivere, specie le erbacce
coriacee e le piante che non temono la carenza di luce. Se il gruppo non
si fosse preparato a questo tipo di ambiente, trovandosi senza semi per
piante che crescono con poca luce, potranno solo masticare erbacce in
alternativa alle larve e qualunque cosa capiti a tiro, da arrostire di
sera sopra un piccolo fuoco. I contadini sono per natura pieni
d’inventiva, trovandosi ai gradini più bassi della scala sociale in tutte
le culture cosiddette civilizzate e quindi si adatteranno. Se un'erbaccia
particolare si sviluppa bene, e risulta commestibile, il contadino la
adotterà, la farà sviluppare, la proteggerà dalla fauna selvatica e la
venderà. Quindi, coltivare cibi nelle campagne di paese sarà possibile, in
base al grado di adattabilità dei coltivatori nella zona.
- I
superstiti sulla costa avranno accesso alla pesca negli oceani. I pesci
abbonderanno negli oceani, in modo che le Comunità di sopravvivenza sulle
linee di costa dovrebbero basarsi
su questa come risorsa primaria. Queste Comunità possono ad un
certo punto stancarsi dei
pesci, ed allora faranno esperimenti con ricette a base di alghe o
andranno a commerciare il tutto con altre Comunità dell’entroterra che
apprezzeranno sicuramente i pesci conservati o secchi. All’interno, i
pesci negli stagni naturali e nei ruscelli sopravvivranno, ma non in
numero maggiore di quanto l'ambiente può sostenere. Che cosa mangiano
questi pesci? Alghe, escrementi di anatre, insetti che vivono sulla melma
dei canali navigabili. Tutto dipende molto dalla luce solare, poichè la
base è sempre la vegetazione acquatica. Quindi, i pesci locali
possono realmente essere scarsi in zone con poca luce ed essere
considerati un premio una volta pescati. Per quei coltivatori che si
dedicano all’acquicoltura, dove le piante possono svilupparsi in acque con
escrementi umani ed usate per alimentare i pesci o il bestiame, questa
risulterà essere una risorsa rinnovabile che si aggiungerà agli altri
alimenti. Qui ancora, la chiave sta nella quantità di luce disponibile, in
quanto per trasformare le acque luride
in alimento, uno ha bisogno delle piante che richiedono almeno una
certa quantità di luce.
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